L'avvocato Mezzacapa soffre di molti disturbi d'ansia, che spesso gli provocano dei veri e propri attacchi di panico. Soffre di vertigini, per cui ha paura di prendere l'aereo o di salire su una scala. Poi ha paura di navigare in mare aperto, dei treni ad alta velocità, di guidare l'auto e di mangiare la polenta. Ma soprattutto Mezzacapa soffre di una particolare fobia: ha una paura "folle" di invecchiare, è convinto che la vecchiaia sia una grave malattia. Una malattia che colpisce una persona su una.
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa è stato invitato dall'amico, Timoteo Capasecca, a trascorrere il fine settimana al mare, in una villa in Liguria, alle Cinque Terre.
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa è stato invitato dall'amico, Timoteo Capasecca, a trascorrere il fine settimana al mare, in una villa in Liguria, alle Cinque Terre.
Mezzacapa è una persona molto pigra e svogliata, non si muoverebbe mai di casa e così declina l'invito: "Mi dispiace, caro Timoteo, ma sono troppo stanco. Non ce la farei mai a venire fino alle Cinque Terre. Se fossero state solo due terre o al massimo tre.......".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta al fratello Arcibaldo del più grande amore della sua vita: la pittura.
― Mezzacapa: "La pittura è sempre stata una vera passione per me, molto più di un semplice hobby artistico. Fino a poco tempo fa dipingevo spesso a olio e aceto, ho partecipato a molte mostre e ho vinto parecchi concorsi di pittura. Poi un giorno improvvisamente, purtroppo, ho dovuto smettere. Ho sofferto tantissimo....".
― Arcibaldo: "Come mai hai smesso di dipingere così all'improvviso? Hai avuto un blocco creativo? Il tuo estro e la tua vena artistica si erano esauriti? Forse avevi solo bisogno di una pausa di riflessione?".
― Mezzacapa: "No, no, avevo finito i colori....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta all'amico Timoteo Capasecca di quando era un affermato scrittore.
― Mezzacapa: "Una volta ero un romanziere di successo. Mi è sempre piaciuto scrivere, fin da bambino, quando mia madre mi dettava la lista della spesa per il supermercato. Poi la scrittura è diventata una vera passione per me. Con l'aiuto della mia fedele penna stilografica ho scritto articoli, romanzi, saggi, poesie.... Ho anche pubblicato un libro: un romanzo che si intitola 'Il volo dell'ultima quaglia'. Era un piacere per me scrivere.... Poi purtroppo, improvvisamente, un giorno ho dovuto smettere....".
― Capasecca: "Mi spiace tanto, caro Teobaldo. Come mai hai dovuto smettere di scrivere così improvvisamente? Hai avuto il classico 'blocco dello scrittore'? La sindrome della pagina bianca? La tua ispirazione, il tuo talento e la creatività erano svanite?".
― Mezzacapa: "No, avevo perso la penna stilografica, non la trovavo più ....".
― Mezzacapa: "No, avevo perso la penna stilografica, non la trovavo più ....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta scambiano quattro chiacchere, comodamente seduti sul divano di casa.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, hai sentito della signora Betsabea Cocozza, l'inquilina dell'ultimo piano? Ha smesso di fumare! Sono contenta per lei perché è una mia cara amica, ce l'ha fatta finalmente! Ora però è molto nervosa: non fuma più ma mangia caramelle in continuazione, una dopo l'altra....".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, anch'io mangio sempre dolci e caramelle, perché conduco una vita molto amara.... Il medico mi ha detto che per smettere di mangiare caramelle dovrei iniziare a fumare....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa ha uno spiccato senso dell'umorismo. Tutti i giorni diverte gli amici con molte battute spiritose. L'amico Timoteo Capasecca, per questo motivo, lo rimprovera bonariamente.
― Capasecca: "Caro Teobaldo, tu dici quotidianamente un sacco di idiozie che spacci per 'battute scherzose', non riesci proprio a frenarti?".
― Mezzacapa: "Non è vero! Ieri, ad esempio, ho detto pochissime 'idiozie', come le chiami tu....".
― Capasecca: "Strano.... Come mai ieri hai detto meno cretinate rispetto al tuo solito? Hai avuto mal di denti o mal di gola? Tua moglie Addolorata ti ha messo un bavaglio?".
― Mezzacapa: "No, ieri mattina mi sono alzato molto tardi....".
Timoteo Capasecca, amico fraterno dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, va a trovare l'amico per salutarlo prima delle vacanze.
― Capasecca: "Caro Mezzacapa, è un po’ che non ci si vede! Come stai? Ti trovo un po’ ‘appesantito’…. Sei ingrassato?".
― Mezzacapa: "Si, in effetti sono in sovrappeso….. Fino a qualche tempo fa stavo benissimo perché salivo e scendevo le scale a piedi tutti i giorni: mi mantenevo in perfetta forma! Nel mio palazzo abito al nono piano, per cui facevo ginnastica quotidianamente. Ora improvvisamente, purtroppo, sono stato costretto a smettere e queste sono le conseguenze: sono ingrassato!".
― Capasecca: "Mi spiace. Come mai non puoi più fare le scale a piedi? Sei caduto? Hai subìto una distorsione a una caviglia? Hai problemi ad un ginocchio?".
― Mezzacapa: "No, no…. nel mio palazzo i tecnici, dopo tanto tempo, sono riusciti a riparare l’ascensore….".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, è molto annoiata. Così telefona al marito in ufficio, presso lo studio legale dove lavora, per scambiare ‘quattro chiacchere’.
― Mezzacapa: “Scusami Addolorata ma ora non posso proprio parlare al telefono, sono molto occupato. Sto preparando l’arringa difensiva per il processo di domani. E’ molto urgente e importante”.
― Addolorata: “Stai preparando l’arringa? Ah…. buongustaio! Allora ti lascio cucinare in pace, ti chiamo più tardi….”.
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Mezzacapa, si lamenta con il marito perché si sente trascurata e poco amata.
― Addolorata: "Dopo tanti anni di matrimonio non hai più nessuna attenzione per me. Non ho mai capito perché mi hai sposata. Tu hai sempre frequentato delle ragazze molto belle e avvenenti.... Io non sono mai stata una vera e propria 'bellezza'....".
― Mezzacapa: "Lo so, lo so.... Ma in passato ho avuto anche ragazze un po' 'bruttarelle', come te. Me le tenevo fino a quando trovavo di meglio. Sai, come dice un vecchio proverbio contadino, «in mancanza del cavallo è buono anche l'asino»".
― Addolorata: "Ma stai zitto! Non fai ridere nessuno con queste battute idiote.... Piuttosto, perché non hai più nessuna attenzione nei miei riguardi? Credi che non me ne sia accorta? La sera, quando torni a casa dal lavoro, non mi degni di uno sguardo e ti apparti sempre sul divano a guardare una partita di calcio in televisione....".
― Mezzacapa: "Torno a casa stanco e stravolto dal lavoro e solo guardando una partita di calcio riesco a rilassarmi un po'.... E poi non è vero che ti trascuro. Ieri sera, se non ricordo male, ti sono venuto vicino e ti ho abbracciata a lungo....".
― Addolorata: "Si, si, ma è stato durante l'intervallo della partita....".
― Arcibaldo: "Sei scivolato? Quindi sei caduto…. Mi spiace, ti sei fatto molto male?".
― Mezzacapa: "No, no…. Durante il mio brillante discorso finale, purtroppo, sono scivolato e sono caduto nella banalità….".
Timoteo Capasecca, amico fraterno dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, è un accanito fumatore, gli piace fumare e non ha nessuna intenzione di smettere. Mezzacapa prova a convincerlo, per l'ennesima volta.
― Mezzacapa: "Caro Timoteo, devi smettere di fumare, una volta per tutte. Il fumo nuoce gravemente alla salute e uccide, questo è risaputo, lo sanno anche i bambini. Ma devi smettere anche per un altro motivo, molto importante. Ascoltami bene: facciamo una considerazione insieme, facciamo una riflessione tutti insieme, anche con voi che mi leggete da casa. Dunque: bisogna smettere di fumare perché le sigarette costano un sacco di soldi. Sono soldi buttati via, che si volatilizzano. Sono soldi che se ne vanno in fumo....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta all’amico Timoteo Capasecca di un nuovo grave incidente accadutogli nell’aula del tribunale.
― Mezzacapa: "Oggi, in tribunale, durante il processo, nel bel mezzo della mia geniale arringa conclusiva, purtroppo ho dovuto fermarmi perché sono stato assalito…. ".
― Capasecca: "Sei stato assalito? Ti hanno aggredito? Ti sei molto fatto male?".
― Mezzacapa: "No, no…. Durante il mio brillante discorso finale, purtroppo, ho dovuto fermarmi perché improvvisamente sono stato assalito da un dubbio….".
Cari amici, l'avvocato Teobaldo Mezzacapa vuole condividere con voi un antico proverbio cinese. Si tratta di un famoso detto orientale che svela finalmente i misteri dell’esistenza, rivelando il reale significato della vita. Dopo averlo letto sarete anche voi più ‘ricchi’ e più saggi. Questo antico proverbio cinese recita così:
"模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音".
Mezzacapa si emoziona e si commuove sempre quando legge questo proverbio cinese, soprattutto al terzo rigo quando dice "模糊拼音模".
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta al fratello Arcibaldo di quando assunse Catena Capasanta come assistente per il suo studio legale.
― Mezzacapa: "Facemmo molti colloqui prima di assumere la segretaria per il nostro Studio Legale Associato Caparotta & Caparotta. Alla fine delle selezioni la scelta si ridusse fra tre giovani assistenti. Tutte le candidate avevano un’ottima conoscenza di economia, bilancio e contabilità, lingue straniere, pubbliche relazioni, maglia e cucito e anche qualche nozione di giurisprudenza".
― Arcibaldo: "Come mai hai scelto proprio Catena Capasanta fra le tre assistenti?".
― Mezzacapa: "Seguii un suggerimento del mio amico Timoteo Capasecca, affidandomi a un test comportamentale: ricevevo le aspiranti segretarie in ufficio e facevo trovare loro per terra un biglietto da 500 euro; poi con una scusa mi allontanavo dallo studio e osservavo di nascosto quello che succedeva. Ricordo che la prima assistente raccolse la banconota e la mise velocemente nella sua borsetta. La seconda la prese da terra e me la consegnò con un sorriso. La terza fece come se niente fosse, ignorando la banconota".
― Arcibaldo: "E poi? Come mai hai fatto a scegliere?".
― Mezzacapa: "La mia fu una scelta molto ponderata, difficile e sofferta. Pensai a lungo all’onestà, alla lealtà, all’etica e all’integrità morale di queste tre ragazze…. Riflettei per quattro giorni e quattro notti e infine, stanco e stremato, maturai la mia scelta….”.
― Arcibaldo: "Mi auguro che tu abbia scelto la candidata che ha raccolto da terra la banconota da 500 euro e te l’ha consegnata con un sorriso….".
― Mezzacapa: " No, no…. alla fine fra le tre ragazze scelsi quella con il lato B più pieno e formoso….".
Mezzacapa e la moglie Addolorata escono dal cinema ancora in lacrime, dopo aver visto un film d'amore molto commovente.
― Addolorata: "Bellissimo questo film, ma è stato proprio "strappalacrime", ho pianto tanto, soprattutto nel finale.... non sono riuscita a trattenermi".
― Mezzacapa: "Anch'io mi sono commosso molto, cara, fin dall'inizio, quando all'ingresso ho pagato i biglietti alla cassiera....".
Addolorata Capatosta critica bonariamente il marito, Teobaldo Mezzacapa, per il colore dei suoi capelli.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, hai i capelli troppo scuri….. non dovresti tingerli sempre di nero! Ormai sei un uomo di mezza età, dovresti avere i capelli brizzolati, come tutti i tuoi coetanei. Devi saper accettare la vecchiaia e i suoi capelli bianchi. E poi, come dice un vecchio detto, ‘uomo brizzolato, molto apprezzato’…. La chioma argentea acquista sempre più consensi e aumenta il proprio fascino, pensa a Richard Gere o George Clooney….".
― Mezzacapa: "Ti sbagli, cara Addolorata, non è così, io non mi tingo i capelli di nero. Semmai è il contrario: i miei capelli sono “naturalmente” molto scuri. Per sembrare un “uomo di mezza età” e avere quindi i capelli grigi, sono costretto a tingermeli di bianco….".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e l'amico fraterno Timoteo Capasecca ricordano con nostalgia gli anni 'ruggenti' della loro giovinezza.
― Capasecca: "Prima di conoscere tua moglie Addolorata, hai avuto delle relazioni con altre ragazze?".
― Mezzacapa: "Ma certo! Conoscevo tantissime fanciulle! Non lo dico per vantarmi, ma da giovane ero un vero e proprio Casanova, un inguaribile Don Giovanni, un 'tombeur de femmes'.... Le ragazze non resistevano al mio fascino di rubacuori! Nella mia preziosa agendina telefonica avevo i numeri di tutte le mie 'conquiste', ogni sera potevo contattarne una diversa. Ero un latin lover, un seduttore irresistibile! Frequentavo signorine bellissime: attrici, modelle, indossatrici, ragazze dello spettacolo.... Ma poi un giorno improvvisamente, purtroppo, ho dovuto smettere per sempre di frequentare le mie care damigelle....".
― Capasecca: "Mi spiace tanto, caro Teobaldo.... Ma cosa è successo? Come hai potuto rinunciare all'improvviso a tutte quelle belle ragazze? Forse perché poi hai conosciuto Addolorata e ti sei sposato?".
― Mezzacapa: "No, no.... Purtroppo persi la mia agendina telefonica.... non la ritrovai più!".
― Addolorata: "Caro Teobaldo, mi dispiace.... Come mai hai dovuto troncare sul nascere la tua brillante carriera di ciclista, così all'improvviso? Hai subìto un grave trauma cadendo dalla bicicletta? Ti sei fratturato un piede o spezzato una gamba?".
― Mezzacapa: "No, no. Ho smesso di andare in bicicletta perché poi ho fatto la patente.... ho iniziato a guidare la macchina....".
― Addolorata: “Davvero? E io che dubitavo di mio marito. Non mi fidavo di lui.... che stupida sono stata!".
― Capasanta: "Suo marito è proprio un sant'uomo, si deve fidare ciecamente di lui! Quando sul lavoro sbaglio qualcosa, e purtroppo succede spesso, lui non mi sgrida mai.... Mi prende paternamente sulle sue ginocchia e mi dà una lunga sculacciata....".
Catena Capasanta, la giovane assistente dell'avvocato Mezzacapa, si ritrova con l'ufficio ormai traboccante di carta: è letteralmente ricoperta da centinaia di vecchi fascicoli. Non può più muoversi! E' esasperata! Quindi, di primo mattino, appena entrata nello studio legale, la segretaria si precipita nell'ufficio dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa.
― Capasanta: "Avvocato, mi scusi se la disturbo, volevo dirle che dovrebbe decidersi a buttare via tutte le vecchie pratiche, altrimenti tra un po' saremo sommersi dalla carta! Ormai siamo entrati nell'era digitale, tutti i nostri fascicoli sono stati registrati su computer, possiamo tranquillamente cestinare i vecchi documenti cartacei.... sono inutili!".
― Mezzacapa: "D'accordo cara Catena, hai ragione.... Elimina pure tutti i vecchi fascicoli di carta. Ma prima di buttarli, per sicurezza, fai delle fotocopie....".
Cari amici che ci leggete da casa, siete tutti invitati da Mezzacapa al cenone di capodanno. Vi aspettiamo! Ecco il menù: tutte le portate sono state cucinate personalmente dall'avvocato Teobaldo Mezzacapa:
Addolorata Capatosta, moglie dell’avvocato Teobaldo Mezzacapa, si lamenta con il marito perché vorrebbe cambiare metodo anticoncezionale.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, dopo tanti anni mi sono stancata di prendere la ‘pillola del giorno dopo’. Perché devo essere sempre io a intossicarmi il fegato con i farmaci? Non voglio più assumere sostanze chimiche, anche se in fondo si tratta solo una pillola ogni due mesi…. Non potremmo usare anche noi il preservativo, come fanno quasi tutte le coppie? ".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, lo sai che non posso usare il preservativo…. E’ più forte di me, non ci riesco proprio. Non sopporto l’odore della plastica bruciata….".
Cari amici, l’avvocato Mezzacapa vorrebbe lanciare a tutti voi un suo personale appello. Si tratta di un messaggio da lui molto sentito, un appello accorato e soprattutto molto ‘toccante’.
“Cari amici, quando la sera tornate a casa dal lavoro, fate una bella carezza sul sedere delle vostre compagne e dite loro: questa è la carezza di Mezzacapa….”.
L'avv. Teobaldo Mezzacapa racconta all'amico, Timoteo Capasecca, di quando, da ragazzo, era un calciatore dotato di un talento straordinario.
― Mezzacapa: "Da bambino mi piaceva tanto giocare al calcio. Ero bravissimo. Al parco con gli amici vincevo sempre tutte le partite. Ero un bambino prodigio, un giovane fenomeno, un predestinato. Tutti mi chiamavano 'Il piccolo Pelé bianco'. Poi improvvisamente un giorno, purtroppo, ho dovuto smettere per sempre di giocare al pallone".
― Capasecca: "Come mai hai dovuto troncare sul nascere la tua carriera di calciatore, così all'improvviso? Hai subìto un grave trauma o un brutto infortunio di gioco? Ti sei fratturato un piede, spezzato una gamba o rotto un ginocchio?
― Mezzacapa: "No, no.... Stavo giocando al parco con gli amici e il mio pallone, purtroppo, è finito in cima a un albero.... Non sono più riuscito a prenderlo....".
Lo Studio Legale Associato 'Caparotta & Caparotta', presso il quale lavora l'avv. Mezzacapa, festeggia il suo ventesimo anno di attività organizzando un party. Tutti gli avvocati e i clienti dello studio sono stati invitati alla festa con le rispettive consorti.
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa comunica alla moglie, Addolorata Capatosta, dell'invito alla serata di gala che ha appena ricevuto.
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, pensavo di andare al party con la mia giovane assistente Catena Capasanta. Tu potresti anche stare a casa, in fondo sarà solo una serata di lavoro....".
― Addolorata: "Come? Te lo puoi scordare, mio caro! Ho letto anch'io l'invito: tutti gli avvocati saranno accompagnati dalla propria moglie!".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata non te la prendere, non farne un fatto personale.... Non posso proprio portarti con me al party. La festa si svolgerà sicuramente in un salone illuminato, ci saranno delle luci....".
Nel palazzo dove abita l'avv. Mezzacapa, la signora Betsabea Cocozza, inquilina dell'ultimo piano e amica di Addolorata, si presenta in casa dell'avvocato con un cesto di paglia pieno di cuccioli.
― Cocozza: "Buon giorno avvocato, volevo comunicarle che la mia gatta proprio ieri ha partorito una cucciolata, vorrei regalarle un bel gattino....".
― Mezzacapa: "Un gattino? No.... grazie, mi spiace signora Cocozza, ma che cosa me ne faccio di un gatto? Se fosse stato un coniglio l'avrei preso subito, senza pensarci due volte! Mia moglie Addolorata sa cucinarlo molto bene, in umido con le olive. Ma un gattino proprio no. Ripeto, se si fosse trattato di un coniglio....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta all'amico Timoteo Capasecca, con una punta di rimpianto e di nostalgia, del suo passato di ballerino.
― Mezzacapa: "Quando eravamo più giovani, io e mia moglie Addolorata eravamo due ballerini bravissimi. Nella nostra balera preferita, 'Il Ragno d'oro', abbiamo vinto tante gare di ballo liscio. Sulla pista da ballo danzavamo come Fred Astaire e Ginger Rogers. Abbiamo vinto molte coppe per aver trionfato e dominato in gare di valzer, tango, mazurka e polka. Vincemmo anche il campionato italiano di ballo liscio tradizionale! Poi un giorno improvvisamente, purtroppo, abbiamo dovuto smettere per sempre di ballare, e abbiamo dovuto buttare nell'immondizia le nostre scarpette da danza.... Abbiamo sofferto e pianto tantissimo. Addolorata, ancora oggi, non se ne dà pace. Quando ci ripensa, piange a dirotto....".
― Capasecca: "Caro Teobaldo, mi spiace tanto.... Ma come mai avete dovuto smettere di ballare così all'improvviso? Siete caduti malamente sulla pista da ballo? Avete subìto qualche grave incidente mentre danzavate?
― Mezzacapa: "No, no. Il proprietario della balera 'Il Ragno d'oro' chiuse il locale.... Al posto della sala da ballo aprì una pizzeria....".
Teodolindo Capafresca, imputato in un processo per frode fiscale e abigeato, è difeso in aula dall’amico avvocato Teobaldo Mezzacapa. Purtroppo perdono la causa. Capafresca è condannato dal giudice a scontare vent’anni di carcere. Uscendo dal tribunale, il povero Capafresca scoppia in lacrime e si sfoga con Mezzacapa, accusandolo di non averlo saputo difendere.
― Capafresca: "Sei un cane come avvocato! Mi avevi garantito che me la sarei cavata con pochi mesi di carcere e invece mi sono beccato vent’anni. In aula continuavi a litigare come il solito con il giudice, che è diventato isterico. Hai preteso che la Corte uscisse dall’aula perché eri ancora raffreddato e non volevi influenzarla…. Per causa tua il giudice era furibondo e mi ha condannato a vent’anni di galera! ".
― Mezzacapa: "Non te la prendere caro Teodolindo, non disperarti e non farne un fatto personale.... ".
Dopo qualche settimana Mezzacapa si reca in carcere a trovare l'amico-cliente Capafresca.
― Mezzacapa: "Caro Teodolindo ti porto una buonissima notizia. Con un ricorso speciale ho ottenuto dal giudice che solo il tuo corpo dovrà restare recluso per vent'anni. Ma la tua mente sarà libera! Potrà vagare ovunque: alle isole Hawaii, alle cascate del Niagara, a Parigi, nella Valle dei Re.... Non è fantastico? Eh, sei contento? Su, su, ora non fare così, non piangere e non sbattere la testa contro il muro. In fin dei conti tutti quanti siamo stati giovani. Tutti quanti abbiamo avuto vent'anni....".
Addolorata Capatosta, come sempre, critica Mezzacapa per la sua pigrizia.
― Addolorata: "Caro marito, stai diventando grasso come un maiale: sei lento, ormai sembri un vecchio bradipo.... Ti devi assolutamente 'muovere', vincere la pigrizia e fare della ginnastica seriamente.... ".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, lo sai che non sono un atleta.... Sono cresciuto in una famiglia povera e non mi sono mai potuto iscrivere in una palestra. Da ragazzo, a scuola, ho praticato un po' di atletica leggera: la mia specialità era il salto del pasto.... In effetti oggi sono un po' sovrappeso e di conseguenza molto lento.... Non ho prontezza di riflessi. Ieri, addirittura, stavo per essere investito da una macchina spinta a mano da un tizio.... Ma ti prometto che con domani cercherò di migliorare, mi impegnerò con serietà a svolgere dell'attività fisica quotidianamente: tutte le mattine scenderò io in cortile a buttare l'immondizia....".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, sta conversando e bevendo un tè, comodamente seduta sul divano di casa, con l'amica del cuore, Betsabea Cocozza.
― Cocozza: "Cara Addolorata, come vi siete conosciuti tu e Teobaldo? Conoscendo Mezzacapa, che è un cavaliere, scommetto che ti avrà corteggiato ricoprendoti di regali, di gioielli e di fiori. Poi si sarà inginocchiato e ti avrà romanticamente chiesto di sposarlo....".
― Addolorata: "Mah.... ad essere sinceri non è andata proprio in questo modo. Io e Mezzacapa ci siamo conosciuti grazie a un'inserzione sul giornale.... Il nostro è stato un matrimonio per corrispondenza. Ricordo ancora oggi l'annuncio matrimoniale di Mezzacapa: 'Avvocato celibe, senza fissa dimora, sposerebbe giovane con casa di proprietà. Scrivere allegando foto dell'appartamento....".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Mezzacapa, critica il marito perché vuole sempre aver ragione lui, in qualsiasi discussione o qualsiasi confronto.
― Addolorata: "Dopo tanti anni di matrimonio non ti ho mai sentito dire una sola volta, dopo una discussione, che fossi io ad aver ragione…. Tu hai delle manie di grandezza, ti credi un superuomo! In questo sei molto infantile, o forse solo molto stupido…. ".
― Mezzacapa: "Non è vero! Ricordo benissimo una volta, negli anni ’90, in cui fosti tu ad aver ragione! Tu avevi ragione, ma io non avevo torto…. ".
― Addolorata: "Ma piantala… stai zitto! Non fai ridere più nessuno con queste battute idiote.... Povera me… Ma tu pensi veramente di essere Superman?".
― Mezzacapa: "No, no, figuriamoci! Non dico di essere Superman, dico solo che però nessuno ha mai visto me e Superman contemporaneamente nello stesso posto…. ".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata ricordano un episodio, di parecchi anni or sono, avvenuto durante il loro viaggio di nozze a Firenze.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, purtroppo mi ricordo molto bene di quella sera quando andammo a mangiare una pizza in riva all'Arno. Mentre attraversavamo un ponte sul fiume per andare in pizzeria, vedemmo un turista perdere l'equilibrio mentre si sporgeva troppo dal parapetto. L'uomo cadde in acqua, ma non sapeva nuotare! Annaspava e affondava nell'acqua alta, gridando e implorando aiuto. Stava annegando! Sapendo che sei un ottimo nuotatore ti urlai di tuffarti subito nel fiume per salvarlo. Ma ricordo ancora perfettamente le tue parole: 'Cara Addolorata, non posso buttarmi in acqua così, a stomaco vuoto.... Andiamo a cena e poi tornando indietro vedremo il da farsi'. Ti accontentai e andammo lo stesso in pizzeria. Io, però, non riuscii a mangiare e piansi per tutto il tempo pensando a quel poveretto che stava annegando, mentre tu mangiasti con appetito la tua pizza con le sarde. Tornando indietro, dopo circa mezz'ora, attraversammo di nuovo il ponte sull'Arno, e vedemmo ancora quell'uomo. Ormai non si distingueva quasi più. Scorgemmo a malapena la sua mano che si dibatteva nell'acqua. Stava annegando, ma era ancora vivo! Ti scongiurai e ti pregai di tuffarti subito nel fiume per salvarlo. Ma ricordo ancora perfettamente le tue parole: 'Cara Addolorata, non posso buttarmi in acqua così, a stomaco pieno.... Ho appena mangiato una pizza con le sarde, potrebbe venirmi una congestione....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta, per festeggiare il loro anniversario di nozze, si recano a Milano in un famoso ristorante francese nel quartiere cinese. La specialità del locale è "l'anatra all'arancia" (canard à l'orange). Il ristorante, un locale prestigioso ed esclusivo, prevede l'obbligo per l'uomo di indossare lo smoking e per la donna l'abito della festa (quello della domenica). Mezzacapa e Addolorata ordinano l'anatra all'arancia e una bottiglia del famoso champagne "Veuve Clicquot". Dopo un po' di tempo il cameriere, molto imbarazzato e con un'espressione mesta e afflitta, serve ai coniugi Mezzacapa due piattini con due arance sbucciate a spicchi e due bicchieri di acqua del rubinetto. Mezzacapa è sbalordito e Addolorata, intuendo che il loro anniversario di nozze si sta rovinando irrimediabilmente, scoppia a piangere.
― Mezzacapa: "Cameriere.... io ho ordinato due porzioni di anatra all'arancia e lei mi porta due arance sbucciate a spicchi.... è impazzito? E dov'è lo champagne? Ci sta prendendo in giro? Mi chiami subito il direttore!".
― Cameriere: "Sono desolato, non so come scusarmi.... Ma abbiamo terminato lo champagne e poi proprio ora, purtroppo, il cuoco è rimasto senza anatre....".
Catena Capasanta, la giovane assistente dell'avvocato Mezzacapa, arriva in ufficio già stanca e molto provata. Appena entrata nello studio legale, la segretaria si precipita nell'ufficio dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa.
― Capasanta: "Avvocato, mi scusi se la disturbo di prima mattina, ma volevo dirle che questa notte ho avuto un incubo terrificante. Ho sognato che ero stata in ufficio per parecchio tempo, lavorando senza soste.... Mi sono svegliata stanchissima, sudata e nervosa.... Così, se lei è d'accordo, oggi vorrei segnare tre ore di lavoro straordinario....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa, come il solito, ha perso l'ennesima causa in tribunale. Il suo assistito, Teodolindo Capafresca, è stato condannato a dieci anni di carcere per abigeato e per aver rubato delle uova di quaglia in un supermercato. L'avvocato dell'accusa, Teodoro Capadistruzzo, ha portato in aula tre testimoni oculari che hanno visto Capalesta rubare le uova di quaglia. La loro testimonianza è stata la prova schiacciante e decisiva che ha portato alla condanna di Capalesta. Mezzacapa è furibondo e si sfoga con la moglie Addolorata.
― Mezzacapa: "L'avv. Capadistruzzo ha portato tre testimoni che hanno assistito al furto. E' ridicolo! Io avevo portato ben cento testimoni che non avevano visto il furto.... E' un'ingiustizia! Come avvocato mi sento preso in giro e perseguitato! C'è un vero e proprio accanimento nei miei confronti! Protesterò con uno sciopero della fame a oltranza! Questa volta andrò fino in fondo! Sarà uno sciopero della fame molto serio, duro e selvaggio, per sensibilizzare tutto il mondo giudiziario: dalle alte cariche dell'Avvocatura fino al Ministero della Giustizia".
― Addolorata: "Caro Teobaldo, non devi fare lo sciopero della fame a oltranza!".
― Mezzacapa: "Mah.... veramente lo sciopero pensavo di farlo qui a Milano, non a Oltranza.... ".
― Addolorata: "Non fare lo spiritoso.... Le conseguenze di uno sciopero della fame possono essere terribili per la nostra salute: è stato dimostrato che all'inizio cominciano a danneggiarsi organi importanti come il fegato e i reni, e poi viene colpita la funzionalità cardiaca. Inoltre il cervello comincia ad avere dei problemi dovuti alla scarsa affluenza di sangue.... E poi quando penseresti di iniziare questo sciopero della fame 'selvaggio'? Oggi ti ho visto mangiare le lasagne al forno e la cotoletta con le patatine....".
― Mezzacapa: "Mah.... veramente ho già iniziato lo sciopero stamani: ho deciso di rinunciare all'antipasto, con tutti gli stuzzichini....".
Timoteo Capasecca, amico fraterno dell'avvocato Mezzacapa, compie 50 anni. Durante la festa di compleanno, al momento del brindisi, Mezzacapa si alza in piedi, alza il calice e dedica all'amico un breve discorso.
― Mezzacapa: "Caro Timoteo, oggi compi 50 anni: si tratta di mezzo secolo, se la matematica non mi inganna. Sono commosso.... come passa il tempo, è proprio volato! È incredibile: hai già 50 anni! Caspita, non mi sembra vero.... sembrava ieri che ne avevi 49....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta alla moglie Addolorata Capatosta di quando, da ragazzo, era un piccolo campione di nuoto.
― Mezzacapa: "Da bambino i miei genitori mi portavano sempre in vacanza al mare, tutti gli anni. Ero felice e mi piaceva tantissimo, stavo in acqua tutto il giorno. Diventai presto un piccolo campione di nuoto e vincevo tutte le gare di velocità con gli amici. Dominavo in tutti gli stili del nuoto, conquistando un sacco di medaglie. Primeggiavo nello stile libero, a rana, delfino, dorso, quaglia. Possedevo delle incredibili doti naturali, e l'acqua era diventata per me il mio nuovo habitat. Poi un giorno improvvisamente, purtroppo, non ho più potuto entrare in acqua e nuotare. È stato terribile!".
― Addolorata: "Mi spiace tanto, caro Teobaldo. Come mai hai dovuto smettere di nuotare così all'improvviso? Hai subìto qualche shock quando eri in acqua? Hai rischiato di annegare? Hai avuto qualche grave problema di salute?".
― Mezzacapa: "No, no.... I miei genitori, da un anno con l'altro, hanno smesso di andare in vacanza al mare. Hanno iniziato a portarmi in montagna....".
Mezzacapa e la moglie Addolorata si apprestano a trascorrere la vigilia del nuovo anno.
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, ho preso una decisione: a partire da domani, con il nuovo anno, voglio essere un uomo diverso....".
― Addolorata: "Caro Teobaldo, sono felice che tu abbia dei buoni propositi per l'anno che verrà. Sono contenta che tu voglia diventare un uomo nuovo, diverso e migliore. Cosa intendi fare? Cercherai di essere meno pigro? Farai qualcosa di concreto per l'ambiente, per aiutare il mondo a essere più pulito? Contribuirai anche tu a combattere la fame nel mondo con azioni di aiuto, partecipazione e solidarietà?".
― Mezzacapa: "No, no.... Ma, come ti dicevo, sarò un uomo diverso: sto uscendo proprio ora per andare dal barbiere, a tagliarmi i capelli....".
Il quesito di Mezzacapa: perché essere femministi è un merito, mentre essere maschilisti è un difetto?
L’avv. Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta discutono riguardo al maschilismo, una piaga sociale difficile da estirpare.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, mi spiace dirlo, ma tu, in fondo, sei un po’ maschilista….".
― Mezzacapa: "No, no, affatto… Semmai dovreste essere voi donne a diventare tu un po’ maschiliste, visto che siete nate grazie a noi uomini. Siete state create da una nostra costola, come narra la Sacra Bibbia. Io fisicamente avverto proprio la mancanza di una costola. A volte, per via della costola mancante, ho la sensazione di avere come un vuoto nel petto….".
― Addolorata: "Ma non dire cretinate! E poi quella fesseria che racconti sempre riguardo al fatto che saremmo solo noi donne a invecchiare…".
― Mezzacapa: "Beh, questo è verissimo! Il tempo passa inesorabilmente e voi donne purtroppo invecchiate, mentre noi uomini diventiamo più maturi, col tempo acquistiamo in fascino e diventiamo più ‘interessanti’….".
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa torna a casa dal lavoro molto nervoso, è su tutte le furie e si sfoga con la moglie Addolorata.
― Mezzacapa: “Cara Addolorata, sono isterico, non riesco a darmi pace: oggi in tribunale ho litigato con il giudice e poi ho perso una causa in modo incredibile. Ho avuto un diverbio con il giudice perché avevo chiesto che l’udienza venisse svolta a porte chiuse, ma lui non me lo ha concesso”.
― Addolorata: “Come mai hai chiesto che l’udienza venisse svolta a porte chiuse?”.
― Mezzacapa: “Perché continuavo a stropicciarmi il naso, sono un po’ raffreddato…. Ma soprattutto sono furioso perché ho perso una causa facilissima che era già vinta in partenza. Ho fatto la figura dell’imbecille e mi sono coperto di ridicolo.... L’avvocato della controparte, Teodoro Capadistruzzo, ha vinto la causa calpestando la giustizia! Ha ‘giocato sporco’ mentendo spudoratamente ed ingannando il giudice. Ma quel maledetto avvocato Capadistruzzo me la pagherà! Oh se me la pagherà! Sono arrabbiato e inviperito: la mia vendetta sarà violenta, tremenda e feroce…. Questa volta non avrò pietà!”.
― Addolorata: “Caro Teobaldo, non te la prendere e piuttosto cerca di calmarti o ti verrà un infarto…. Ora, come pensi di vendicarti dell’avvocato Teodoro Capadistruzzo? Lo denuncerai? Lo querelerai? Lo farai sospendere o radiare dall’Ordine degli avvocati?”.
― Mezzacapa: “No.... Ma sicuramente a Natale non gli manderò più gli auguri!".
L'avv. Mezzacapa si reca in un negozio di fitness e articoli sportivi per comprare una cyclette: il medico gli ha consigliato un po' di attività fisica per mantenersi in forma. Mezzacapa acquista la più bella bici da camera tra quelle in esposizione. Appena tornato a casa, l'avvocato mostra con orgoglio la nuova cyclette alla moglie Addolorata e la prova immediatamente: pedala per oltre mezz'ora. Poi, però, la smonta deluso, la ripone di nuovo nella scatola e la riporta subito al negozio di fitness dove l'aveva appena acquistata. Mezzacapa è molto arrabbiato: stanco e ancora sudato per lo sforzo compiuto per pedalare, si precipita come una furia dal commesso. "Rivoglio indietro i miei soldi! Questa dannata cyclette non funziona: ho pedalato per oltre mezz'ora, ho sudato come un cane, ma la bici non si è mossa di un centimetro....".
Addolorata Capatosta discute con il marito, l'avvocato Teobaldo Mezzacapa, riguardo al significato e all'importanza della festa della donna.
― Addolorata: “Caro Teobaldo, tu di solito sei sempre molto gentile e premuroso nei miei riguardi, come un antico cavaliere, ma lo scorso 8 marzo si celebrava la festa della donna e tu l’hai del tutto ignorata. Mi hai molto deluso. Si tratta di una ricorrenza molto significativa per noi donne, ma te ne sei dimenticato e non mi hai portato neanche un mazzetto di mimose….”.
― Mezzacapa: "L'8 marzo era la festa della donna? Mi spiace, cara Addolorata! Devi scusarmi, ma non lo sapevo. Ero convinto che la festa della donna fosse il 6 gennaio, il giorno dell'Epifania....".
L'avvocato penalista Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta hanno due nipotini gemelli: un maschietto e una femminuccia. La bimba ha 9 anni e si chiama Grazia, il bimbo ha 11 anni e si chiama Indulto.
Mezzacapa ha anche due nipotine, figlie del fratello Arcibaldo. Le bimbe si chiamano Ilaria e Ilacqua.
L'avv. Teobaldo Mezzacapa ha due cari amici, vecchi colleghi dello studio legale, soci in affari e in disgrazie: si chiamano Domenico e Sabato. Un altro caro amico, Venerdì, è dato per disperso in un'isola lontana.
La moglie dell'avv. Teobaldo Mezzacapa si chiama Addolorata Capatosta. Una volta Addolorata si chiamava Katia: si fece cambiare nome in comune, all'ufficio anagrafe, subito dopo aver conosciuto l'avvocato.
L'avvocato Mezzacapa soffre d'insonnia. Tutte le sere, prima di coricarsi, mette sempre sul comodino 2 bicchieri: uno colmo d'acqua e l'altro vuoto. Così, quando si sveglia di notte, se ha sete beve se no non beve.
L'insegna del bar di fronte al tribunale è bene illuminata: "Caffè con Biliardo". L'avvocato Mezzacapa, attratto dalla specialità, entra, si avvicina al banco e ordina: "Vorrei un caffè con biliardo". Il barista un po' imbarazzato: "Ma... guardi, avvocato, veramente... c'è un equivoco!". "Ah, va bene, metteteci pure quello!".
― Mezzacapa: "Oggi, in tribunale, durante il processo, nel bel mezzo della mia geniale arringa conclusiva, purtroppo ho dovuto fermarmi perché sono stato assalito…. ".
― Capasecca: "Sei stato assalito? Ti hanno aggredito? Ti sei molto fatto male?".
― Mezzacapa: "No, no…. Durante il mio brillante discorso finale, purtroppo, ho dovuto fermarmi perché improvvisamente sono stato assalito da un dubbio….".
Cari amici, l'avvocato Teobaldo Mezzacapa vuole condividere con voi un antico proverbio cinese. Si tratta di un famoso detto orientale che svela finalmente i misteri dell’esistenza, rivelando il reale significato della vita. Dopo averlo letto sarete anche voi più ‘ricchi’ e più saggi. Questo antico proverbio cinese recita così:
"模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音模糊拼音".
Mezzacapa si emoziona e si commuove sempre quando legge questo proverbio cinese, soprattutto al terzo rigo quando dice "模糊拼音模".
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta al fratello Arcibaldo di quando assunse Catena Capasanta come assistente per il suo studio legale.
― Mezzacapa: "Facemmo molti colloqui prima di assumere la segretaria per il nostro Studio Legale Associato Caparotta & Caparotta. Alla fine delle selezioni la scelta si ridusse fra tre giovani assistenti. Tutte le candidate avevano un’ottima conoscenza di economia, bilancio e contabilità, lingue straniere, pubbliche relazioni, maglia e cucito e anche qualche nozione di giurisprudenza".
― Arcibaldo: "Come mai hai scelto proprio Catena Capasanta fra le tre assistenti?".
― Mezzacapa: "Seguii un suggerimento del mio amico Timoteo Capasecca, affidandomi a un test comportamentale: ricevevo le aspiranti segretarie in ufficio e facevo trovare loro per terra un biglietto da 500 euro; poi con una scusa mi allontanavo dallo studio e osservavo di nascosto quello che succedeva. Ricordo che la prima assistente raccolse la banconota e la mise velocemente nella sua borsetta. La seconda la prese da terra e me la consegnò con un sorriso. La terza fece come se niente fosse, ignorando la banconota".
― Arcibaldo: "E poi? Come mai hai fatto a scegliere?".
― Mezzacapa: "La mia fu una scelta molto ponderata, difficile e sofferta. Pensai a lungo all’onestà, alla lealtà, all’etica e all’integrità morale di queste tre ragazze…. Riflettei per quattro giorni e quattro notti e infine, stanco e stremato, maturai la mia scelta….”.
― Arcibaldo: "Mi auguro che tu abbia scelto la candidata che ha raccolto da terra la banconota da 500 euro e te l’ha consegnata con un sorriso….".
― Mezzacapa: " No, no…. alla fine fra le tre ragazze scelsi quella con il lato B più pieno e formoso….".
Mezzacapa e la moglie Addolorata escono dal cinema ancora in lacrime, dopo aver visto un film d'amore molto commovente.
― Addolorata: "Bellissimo questo film, ma è stato proprio "strappalacrime", ho pianto tanto, soprattutto nel finale.... non sono riuscita a trattenermi".
― Mezzacapa: "Anch'io mi sono commosso molto, cara, fin dall'inizio, quando all'ingresso ho pagato i biglietti alla cassiera....".
Addolorata Capatosta critica bonariamente il marito, Teobaldo Mezzacapa, per il colore dei suoi capelli.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, hai i capelli troppo scuri….. non dovresti tingerli sempre di nero! Ormai sei un uomo di mezza età, dovresti avere i capelli brizzolati, come tutti i tuoi coetanei. Devi saper accettare la vecchiaia e i suoi capelli bianchi. E poi, come dice un vecchio detto, ‘uomo brizzolato, molto apprezzato’…. La chioma argentea acquista sempre più consensi e aumenta il proprio fascino, pensa a Richard Gere o George Clooney….".
― Mezzacapa: "Ti sbagli, cara Addolorata, non è così, io non mi tingo i capelli di nero. Semmai è il contrario: i miei capelli sono “naturalmente” molto scuri. Per sembrare un “uomo di mezza età” e avere quindi i capelli grigi, sono costretto a tingermeli di bianco….".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e l'amico fraterno Timoteo Capasecca ricordano con nostalgia gli anni 'ruggenti' della loro giovinezza.
― Capasecca: "Prima di conoscere tua moglie Addolorata, hai avuto delle relazioni con altre ragazze?".
― Mezzacapa: "Ma certo! Conoscevo tantissime fanciulle! Non lo dico per vantarmi, ma da giovane ero un vero e proprio Casanova, un inguaribile Don Giovanni, un 'tombeur de femmes'.... Le ragazze non resistevano al mio fascino di rubacuori! Nella mia preziosa agendina telefonica avevo i numeri di tutte le mie 'conquiste', ogni sera potevo contattarne una diversa. Ero un latin lover, un seduttore irresistibile! Frequentavo signorine bellissime: attrici, modelle, indossatrici, ragazze dello spettacolo.... Ma poi un giorno improvvisamente, purtroppo, ho dovuto smettere per sempre di frequentare le mie care damigelle....".
― Capasecca: "Mi spiace tanto, caro Teobaldo.... Ma cosa è successo? Come hai potuto rinunciare all'improvviso a tutte quelle belle ragazze? Forse perché poi hai conosciuto Addolorata e ti sei sposato?".
― Mezzacapa: "No, no.... Purtroppo persi la mia agendina telefonica.... non la ritrovai più!".
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa e l'amico Timoteo Capasecca si recano allo stadio per assistere a un incontro di calcio. La partita è bellissima: il loro campione preferito, Capasciacquata, segna un gol magnifico, di rara bellezza. Il pubblico applaude per dieci minuti dopo aver visto quel gol stupendo. Il giorno dopo le televisioni, la stampa e internet, sono concordi nell'affermare che si è trattato del gol più bello di sempre, della rete più spettacolare della storia del calcio. Mezzacapa e Capasecca, ancora increduli ed emozionati, commentano quel gol fantastico.
― Capasecca: "Siamo stati fortunati ad assistere dal vivo a questo evento eccezionale, ma come avrà fatto Capasciacquata a segnare un gol così bello? Nemmeno Pelé o Maradona ci sono mai riusciti....".
― Mezzacapa: "E' vero, è stato proprio un gol fantastico, sicuramente il più bello di sempre. Stento ancora a crederci.... Pensa, un gol così io stesso avrei fatto fatica a farlo....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta alla moglie, Addolorata Capatosta, di quando, da giovane, era un ciclista dotato di un talento eccezionale.
― Mezzacapa: "Da ragazzo mi piaceva tantissimo andare in bicicletta. Ero un corridore bravissimo. Pedalavo tutto il giorno, non scendevo mai dalla bici, la usavo anche in casa per andare dalla camera alla cucina.... Con gli amici vincevo sempre tutte le gare. Ero un ragazzo prodigio, un giovane campione. Tutti mi chiamavano 'Il piccolo Fausto Coppi'. Gli osservatori della Federciclismo Italiana mi seguivano e volevano tesserarmi per farmi correre il Giro d'Italia dei dilettanti. Poi improvvisamente un giorno, purtroppo, ho dovuto smettere per sempre di andare in bicicletta, ho sofferto e pianto tantissimo".L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta alla moglie, Addolorata Capatosta, di quando, da giovane, era un ciclista dotato di un talento eccezionale.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, mi dispiace.... Come mai hai dovuto troncare sul nascere la tua brillante carriera di ciclista, così all'improvviso? Hai subìto un grave trauma cadendo dalla bicicletta? Ti sei fratturato un piede o spezzato una gamba?".
― Mezzacapa: "No, no. Ho smesso di andare in bicicletta perché poi ho fatto la patente.... ho iniziato a guidare la macchina....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa ha deciso di chiedere un aumento di stipendio al suo responsabile, l’avv. Caparotta, titolare dello Studio Legale Associato 'Caparotta & Caparotta', presso il quale lavora. Mezzacapa confida alla moglie Addolorata questa sua importante decisione.
― Addolorata: "Perché hai deciso di chiedere un aumento di stipendio? Vuoi un compenso commisurato al ruolo e alle importanti mansioni che svolgi? Pensi di aver sempre raggiunto e superato gli obiettivi che ti sono stati assegnati? Credi di esserti sempre dimostrato all’altezza, sia in termini di rendimento che di disponibilità?".
― Mezzacapa: "No, no…. voglio chiedere un aumento perché la scorsa settimana, con l’ora legale, abbiamo messo le lancette dell’orologio un’ora indietro, per cui io sto lavorando un’ora di più….".
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa soffre di mal di schiena cronico, il nervo sciatico non gli dà tregua! Il suo medico, il Dottor Capadistruzzo, gli ha consigliato di non fare sforzi, di riposare e di andare in bagno raramente, cercando di urinare il meno possibile. Mezzacapa si lamenta con la moglie Addolorata per la sua dolorosa patologia.
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, critica il marito perché, secondo lei, trascura la propria igiene personale.
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa soffre di mal di schiena cronico, il nervo sciatico non gli dà tregua! Il suo medico, il Dottor Capadistruzzo, gli ha consigliato di non fare sforzi, di riposare e di andare in bagno raramente, cercando di urinare il meno possibile. Mezzacapa si lamenta con la moglie Addolorata per la sua dolorosa patologia.
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, non ne posso più di questo mal di schiena! La sciatica mi sta ‘uccidendo’…. Il dottor Capadistruzzo mi ha ordinato di riposare e di andare in bagno di rado….".
― Addolorata: "Caro Teobaldo, capisco che per il mal di schiena tu debba riposare, ma perché devi fare ‘pipì’ solo poche volte?".
― Mezzacapa: "Perché non posso fare sforzi, non devo sollevare cose pesanti….".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, critica il marito perché, secondo lei, trascura la propria igiene personale.
― Addolorata: "Dovresti lavarti di un po’ di più…. in fondo l’acqua di una doccia non ha mai ucciso nessuno! Tu stai sempre davanti al lavandino e ti lavi ‘a pezzi’, ma non ti fai mai la doccia o il bagno come tutti noi….".
― Mezzacapa: "Lo so, lo so.... ma io preferisco lavarmi a pezzi! Adesso mi hai interrotto proprio mentre mi stavo lavando e non mi ricordo più quali pezzi devo ancora lavare…. E poi questa mattina ho un dubbio: non so se lavarmi le mani o mettermi i guanti…. ".
― Mezzacapa: "No, no.... a me non piace la barba! Purtroppo la scorsa settimana mi è caduto per terra il rasoio elettrico e si è rotto…. ".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Mezzacapa, è molto gelosa di Catena Capasanta, la giovane e bella segretaria di Mezzacapa. In effetti Catena Capasanta è un'assistente molto piacente, formosa e attraente! Addolorata decide allora di andare a trovarla sul lavoro, presso lo studio legale del marito, per conoscerla e potersi confrontare con lei, approfittando del fatto che Mezzacapa quel giorno si trova in tribunale.
― Addolorata: “Signorina Capasanta, è un piacere per me conoscerla! Lei è una ragazza bellissima, proprio come mi era stata descritta. E' molto avvenente e affascinante! Siccome conosco molto bene mio marito, che è un uomo di mezza età ma è ancora un inguaribile 'dongiovanni', volevo sincerarmi che si comportasse correttamente con lei. Che non le mancasse mai di rispetto. Purtroppo la gelosia per me sta diventando un'ossessione morbosa, non mi lascia vivere....".
― Capasanta: "Stia tranquilla signora Addolorata, non deve essere gelosa, non ce n'è motivo! Suo marito è un vero gentleman: con me è sempre molto buono, protettivo e assolutamente rispettoso. E poi è così paziente e comprensivo nei miei confronti....".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, si complimenta con il marito perché ha la barba un po’ più lunga.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, stai molto bene con la barba, sei più sexy! Noi donne preferiamo gli uomini barbuti e villosi…. Hai il fascino mascolino e anche un po' ruvido dei boscaioli…. Sembri molto più maturo e anche un po’ misterioso. Ma…. hai deciso di farti crescere la barba per ‘conquistarmi’ una seconda volta?".― Mezzacapa: "No, no.... a me non piace la barba! Purtroppo la scorsa settimana mi è caduto per terra il rasoio elettrico e si è rotto…. ".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Mezzacapa, è molto gelosa di Catena Capasanta, la giovane e bella segretaria di Mezzacapa. In effetti Catena Capasanta è un'assistente molto piacente, formosa e attraente! Addolorata decide allora di andare a trovarla sul lavoro, presso lo studio legale del marito, per conoscerla e potersi confrontare con lei, approfittando del fatto che Mezzacapa quel giorno si trova in tribunale.
― Addolorata: “Signorina Capasanta, è un piacere per me conoscerla! Lei è una ragazza bellissima, proprio come mi era stata descritta. E' molto avvenente e affascinante! Siccome conosco molto bene mio marito, che è un uomo di mezza età ma è ancora un inguaribile 'dongiovanni', volevo sincerarmi che si comportasse correttamente con lei. Che non le mancasse mai di rispetto. Purtroppo la gelosia per me sta diventando un'ossessione morbosa, non mi lascia vivere....".
― Addolorata: “Davvero? E io che dubitavo di mio marito. Non mi fidavo di lui.... che stupida sono stata!".
― Capasanta: "Suo marito è proprio un sant'uomo, si deve fidare ciecamente di lui! Quando sul lavoro sbaglio qualcosa, e purtroppo succede spesso, lui non mi sgrida mai.... Mi prende paternamente sulle sue ginocchia e mi dà una lunga sculacciata....".
Catena Capasanta, la giovane assistente dell'avvocato Mezzacapa, si ritrova con l'ufficio ormai traboccante di carta: è letteralmente ricoperta da centinaia di vecchi fascicoli. Non può più muoversi! E' esasperata! Quindi, di primo mattino, appena entrata nello studio legale, la segretaria si precipita nell'ufficio dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa.
― Capasanta: "Avvocato, mi scusi se la disturbo, volevo dirle che dovrebbe decidersi a buttare via tutte le vecchie pratiche, altrimenti tra un po' saremo sommersi dalla carta! Ormai siamo entrati nell'era digitale, tutti i nostri fascicoli sono stati registrati su computer, possiamo tranquillamente cestinare i vecchi documenti cartacei.... sono inutili!".
― Mezzacapa: "D'accordo cara Catena, hai ragione.... Elimina pure tutti i vecchi fascicoli di carta. Ma prima di buttarli, per sicurezza, fai delle fotocopie....".
Cari amici che ci leggete da casa, siete tutti invitati da Mezzacapa al cenone di capodanno. Vi aspettiamo! Ecco il menù: tutte le portate sono state cucinate personalmente dall'avvocato Teobaldo Mezzacapa:
- arrosto di coda di rospo che con un bacio si trasforma in principe
- brodo di giuggiole
- consommé di gallina vecchia che fa buon brodo
- polpette di cavallo di Troia
- spiedini di una rondine che non fa primavera
- pesce d'aprile al forno
- arrosto di cavallina storna che portava colui che non ritorna
- teste di rapa condite con un filo di olio di gomito
- insalata di erba voglio che non nasce nemmeno nel giardino del re
- spiedini di due piccioni presi con una fava
- carpaccio di caval donato che non si guarda in bocca
- bollito di gallina che canta ha fatto l'uovo
- arrosto di capro espiatorio
- mozzarella in carrozza che a mezzanotte in punto si trasforma in zucca
- minestra riscaldata, zuppa o pan bagnato
- sorbetto di una mela al giorno che toglie il medico di torno
- infuso di erba del vicino che è sempre più verde
- ciliegie, ciliegie, ciliegie, ciliegie (una tira l'altra)
- un bicchierino di amaro in bocca
Addolorata Capatosta, moglie dell’avvocato Teobaldo Mezzacapa, si lamenta con il marito perché vorrebbe cambiare metodo anticoncezionale.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, dopo tanti anni mi sono stancata di prendere la ‘pillola del giorno dopo’. Perché devo essere sempre io a intossicarmi il fegato con i farmaci? Non voglio più assumere sostanze chimiche, anche se in fondo si tratta solo una pillola ogni due mesi…. Non potremmo usare anche noi il preservativo, come fanno quasi tutte le coppie? ".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, lo sai che non posso usare il preservativo…. E’ più forte di me, non ci riesco proprio. Non sopporto l’odore della plastica bruciata….".
Cari amici, l’avvocato Mezzacapa vorrebbe lanciare a tutti voi un suo personale appello. Si tratta di un messaggio da lui molto sentito, un appello accorato e soprattutto molto ‘toccante’.
“Cari amici, quando la sera tornate a casa dal lavoro, fate una bella carezza sul sedere delle vostre compagne e dite loro: questa è la carezza di Mezzacapa….”.
L'avv. Teobaldo Mezzacapa racconta all'amico, Timoteo Capasecca, di quando, da ragazzo, era un calciatore dotato di un talento straordinario.
― Mezzacapa: "Da bambino mi piaceva tanto giocare al calcio. Ero bravissimo. Al parco con gli amici vincevo sempre tutte le partite. Ero un bambino prodigio, un giovane fenomeno, un predestinato. Tutti mi chiamavano 'Il piccolo Pelé bianco'. Poi improvvisamente un giorno, purtroppo, ho dovuto smettere per sempre di giocare al pallone".
― Capasecca: "Come mai hai dovuto troncare sul nascere la tua carriera di calciatore, così all'improvviso? Hai subìto un grave trauma o un brutto infortunio di gioco? Ti sei fratturato un piede, spezzato una gamba o rotto un ginocchio?
― Mezzacapa: "No, no.... Stavo giocando al parco con gli amici e il mio pallone, purtroppo, è finito in cima a un albero.... Non sono più riuscito a prenderlo....".
Lo Studio Legale Associato 'Caparotta & Caparotta', presso il quale lavora l'avv. Mezzacapa, festeggia il suo ventesimo anno di attività organizzando un party. Tutti gli avvocati e i clienti dello studio sono stati invitati alla festa con le rispettive consorti.
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa comunica alla moglie, Addolorata Capatosta, dell'invito alla serata di gala che ha appena ricevuto.
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, pensavo di andare al party con la mia giovane assistente Catena Capasanta. Tu potresti anche stare a casa, in fondo sarà solo una serata di lavoro....".
― Addolorata: "Come? Te lo puoi scordare, mio caro! Ho letto anch'io l'invito: tutti gli avvocati saranno accompagnati dalla propria moglie!".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata non te la prendere, non farne un fatto personale.... Non posso proprio portarti con me al party. La festa si svolgerà sicuramente in un salone illuminato, ci saranno delle luci....".
Nel palazzo dove abita l'avv. Mezzacapa, la signora Betsabea Cocozza, inquilina dell'ultimo piano e amica di Addolorata, si presenta in casa dell'avvocato con un cesto di paglia pieno di cuccioli.
― Cocozza: "Buon giorno avvocato, volevo comunicarle che la mia gatta proprio ieri ha partorito una cucciolata, vorrei regalarle un bel gattino....".
― Mezzacapa: "Un gattino? No.... grazie, mi spiace signora Cocozza, ma che cosa me ne faccio di un gatto? Se fosse stato un coniglio l'avrei preso subito, senza pensarci due volte! Mia moglie Addolorata sa cucinarlo molto bene, in umido con le olive. Ma un gattino proprio no. Ripeto, se si fosse trattato di un coniglio....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta all'amico Timoteo Capasecca, con una punta di rimpianto e di nostalgia, del suo passato di ballerino.
― Mezzacapa: "Quando eravamo più giovani, io e mia moglie Addolorata eravamo due ballerini bravissimi. Nella nostra balera preferita, 'Il Ragno d'oro', abbiamo vinto tante gare di ballo liscio. Sulla pista da ballo danzavamo come Fred Astaire e Ginger Rogers. Abbiamo vinto molte coppe per aver trionfato e dominato in gare di valzer, tango, mazurka e polka. Vincemmo anche il campionato italiano di ballo liscio tradizionale! Poi un giorno improvvisamente, purtroppo, abbiamo dovuto smettere per sempre di ballare, e abbiamo dovuto buttare nell'immondizia le nostre scarpette da danza.... Abbiamo sofferto e pianto tantissimo. Addolorata, ancora oggi, non se ne dà pace. Quando ci ripensa, piange a dirotto....".
― Capasecca: "Caro Teobaldo, mi spiace tanto.... Ma come mai avete dovuto smettere di ballare così all'improvviso? Siete caduti malamente sulla pista da ballo? Avete subìto qualche grave incidente mentre danzavate?
― Mezzacapa: "No, no. Il proprietario della balera 'Il Ragno d'oro' chiuse il locale.... Al posto della sala da ballo aprì una pizzeria....".
Teodolindo Capafresca, imputato in un processo per frode fiscale e abigeato, è difeso in aula dall’amico avvocato Teobaldo Mezzacapa. Purtroppo perdono la causa. Capafresca è condannato dal giudice a scontare vent’anni di carcere. Uscendo dal tribunale, il povero Capafresca scoppia in lacrime e si sfoga con Mezzacapa, accusandolo di non averlo saputo difendere.
― Capafresca: "Sei un cane come avvocato! Mi avevi garantito che me la sarei cavata con pochi mesi di carcere e invece mi sono beccato vent’anni. In aula continuavi a litigare come il solito con il giudice, che è diventato isterico. Hai preteso che la Corte uscisse dall’aula perché eri ancora raffreddato e non volevi influenzarla…. Per causa tua il giudice era furibondo e mi ha condannato a vent’anni di galera! ".
― Mezzacapa: "Non te la prendere caro Teodolindo, non disperarti e non farne un fatto personale.... ".
Dopo qualche settimana Mezzacapa si reca in carcere a trovare l'amico-cliente Capafresca.
― Mezzacapa: "Caro Teodolindo ti porto una buonissima notizia. Con un ricorso speciale ho ottenuto dal giudice che solo il tuo corpo dovrà restare recluso per vent'anni. Ma la tua mente sarà libera! Potrà vagare ovunque: alle isole Hawaii, alle cascate del Niagara, a Parigi, nella Valle dei Re.... Non è fantastico? Eh, sei contento? Su, su, ora non fare così, non piangere e non sbattere la testa contro il muro. In fin dei conti tutti quanti siamo stati giovani. Tutti quanti abbiamo avuto vent'anni....".
Addolorata Capatosta, come sempre, critica Mezzacapa per la sua pigrizia.
― Addolorata: "Caro marito, stai diventando grasso come un maiale: sei lento, ormai sembri un vecchio bradipo.... Ti devi assolutamente 'muovere', vincere la pigrizia e fare della ginnastica seriamente.... ".
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, lo sai che non sono un atleta.... Sono cresciuto in una famiglia povera e non mi sono mai potuto iscrivere in una palestra. Da ragazzo, a scuola, ho praticato un po' di atletica leggera: la mia specialità era il salto del pasto.... In effetti oggi sono un po' sovrappeso e di conseguenza molto lento.... Non ho prontezza di riflessi. Ieri, addirittura, stavo per essere investito da una macchina spinta a mano da un tizio.... Ma ti prometto che con domani cercherò di migliorare, mi impegnerò con serietà a svolgere dell'attività fisica quotidianamente: tutte le mattine scenderò io in cortile a buttare l'immondizia....".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa, sta conversando e bevendo un tè, comodamente seduta sul divano di casa, con l'amica del cuore, Betsabea Cocozza.
― Cocozza: "Cara Addolorata, come vi siete conosciuti tu e Teobaldo? Conoscendo Mezzacapa, che è un cavaliere, scommetto che ti avrà corteggiato ricoprendoti di regali, di gioielli e di fiori. Poi si sarà inginocchiato e ti avrà romanticamente chiesto di sposarlo....".
― Addolorata: "Mah.... ad essere sinceri non è andata proprio in questo modo. Io e Mezzacapa ci siamo conosciuti grazie a un'inserzione sul giornale.... Il nostro è stato un matrimonio per corrispondenza. Ricordo ancora oggi l'annuncio matrimoniale di Mezzacapa: 'Avvocato celibe, senza fissa dimora, sposerebbe giovane con casa di proprietà. Scrivere allegando foto dell'appartamento....".
Addolorata Capatosta, moglie dell'avvocato Mezzacapa, critica il marito perché vuole sempre aver ragione lui, in qualsiasi discussione o qualsiasi confronto.
― Addolorata: "Dopo tanti anni di matrimonio non ti ho mai sentito dire una sola volta, dopo una discussione, che fossi io ad aver ragione…. Tu hai delle manie di grandezza, ti credi un superuomo! In questo sei molto infantile, o forse solo molto stupido…. ".
― Mezzacapa: "Non è vero! Ricordo benissimo una volta, negli anni ’90, in cui fosti tu ad aver ragione! Tu avevi ragione, ma io non avevo torto…. ".
― Addolorata: "Ma piantala… stai zitto! Non fai ridere più nessuno con queste battute idiote.... Povera me… Ma tu pensi veramente di essere Superman?".
― Mezzacapa: "No, no, figuriamoci! Non dico di essere Superman, dico solo che però nessuno ha mai visto me e Superman contemporaneamente nello stesso posto…. ".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata ricordano un episodio, di parecchi anni or sono, avvenuto durante il loro viaggio di nozze a Firenze.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, purtroppo mi ricordo molto bene di quella sera quando andammo a mangiare una pizza in riva all'Arno. Mentre attraversavamo un ponte sul fiume per andare in pizzeria, vedemmo un turista perdere l'equilibrio mentre si sporgeva troppo dal parapetto. L'uomo cadde in acqua, ma non sapeva nuotare! Annaspava e affondava nell'acqua alta, gridando e implorando aiuto. Stava annegando! Sapendo che sei un ottimo nuotatore ti urlai di tuffarti subito nel fiume per salvarlo. Ma ricordo ancora perfettamente le tue parole: 'Cara Addolorata, non posso buttarmi in acqua così, a stomaco vuoto.... Andiamo a cena e poi tornando indietro vedremo il da farsi'. Ti accontentai e andammo lo stesso in pizzeria. Io, però, non riuscii a mangiare e piansi per tutto il tempo pensando a quel poveretto che stava annegando, mentre tu mangiasti con appetito la tua pizza con le sarde. Tornando indietro, dopo circa mezz'ora, attraversammo di nuovo il ponte sull'Arno, e vedemmo ancora quell'uomo. Ormai non si distingueva quasi più. Scorgemmo a malapena la sua mano che si dibatteva nell'acqua. Stava annegando, ma era ancora vivo! Ti scongiurai e ti pregai di tuffarti subito nel fiume per salvarlo. Ma ricordo ancora perfettamente le tue parole: 'Cara Addolorata, non posso buttarmi in acqua così, a stomaco pieno.... Ho appena mangiato una pizza con le sarde, potrebbe venirmi una congestione....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta, per festeggiare il loro anniversario di nozze, si recano a Milano in un famoso ristorante francese nel quartiere cinese. La specialità del locale è "l'anatra all'arancia" (canard à l'orange). Il ristorante, un locale prestigioso ed esclusivo, prevede l'obbligo per l'uomo di indossare lo smoking e per la donna l'abito della festa (quello della domenica). Mezzacapa e Addolorata ordinano l'anatra all'arancia e una bottiglia del famoso champagne "Veuve Clicquot". Dopo un po' di tempo il cameriere, molto imbarazzato e con un'espressione mesta e afflitta, serve ai coniugi Mezzacapa due piattini con due arance sbucciate a spicchi e due bicchieri di acqua del rubinetto. Mezzacapa è sbalordito e Addolorata, intuendo che il loro anniversario di nozze si sta rovinando irrimediabilmente, scoppia a piangere.
― Mezzacapa: "Cameriere.... io ho ordinato due porzioni di anatra all'arancia e lei mi porta due arance sbucciate a spicchi.... è impazzito? E dov'è lo champagne? Ci sta prendendo in giro? Mi chiami subito il direttore!".
― Cameriere: "Sono desolato, non so come scusarmi.... Ma abbiamo terminato lo champagne e poi proprio ora, purtroppo, il cuoco è rimasto senza anatre....".
Catena Capasanta, la giovane assistente dell'avvocato Mezzacapa, arriva in ufficio già stanca e molto provata. Appena entrata nello studio legale, la segretaria si precipita nell'ufficio dell'avvocato Teobaldo Mezzacapa.
― Capasanta: "Avvocato, mi scusi se la disturbo di prima mattina, ma volevo dirle che questa notte ho avuto un incubo terrificante. Ho sognato che ero stata in ufficio per parecchio tempo, lavorando senza soste.... Mi sono svegliata stanchissima, sudata e nervosa.... Così, se lei è d'accordo, oggi vorrei segnare tre ore di lavoro straordinario....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa, come il solito, ha perso l'ennesima causa in tribunale. Il suo assistito, Teodolindo Capafresca, è stato condannato a dieci anni di carcere per abigeato e per aver rubato delle uova di quaglia in un supermercato. L'avvocato dell'accusa, Teodoro Capadistruzzo, ha portato in aula tre testimoni oculari che hanno visto Capalesta rubare le uova di quaglia. La loro testimonianza è stata la prova schiacciante e decisiva che ha portato alla condanna di Capalesta. Mezzacapa è furibondo e si sfoga con la moglie Addolorata.
― Mezzacapa: "L'avv. Capadistruzzo ha portato tre testimoni che hanno assistito al furto. E' ridicolo! Io avevo portato ben cento testimoni che non avevano visto il furto.... E' un'ingiustizia! Come avvocato mi sento preso in giro e perseguitato! C'è un vero e proprio accanimento nei miei confronti! Protesterò con uno sciopero della fame a oltranza! Questa volta andrò fino in fondo! Sarà uno sciopero della fame molto serio, duro e selvaggio, per sensibilizzare tutto il mondo giudiziario: dalle alte cariche dell'Avvocatura fino al Ministero della Giustizia".
― Addolorata: "Caro Teobaldo, non devi fare lo sciopero della fame a oltranza!".
― Mezzacapa: "Mah.... veramente lo sciopero pensavo di farlo qui a Milano, non a Oltranza.... ".
― Addolorata: "Non fare lo spiritoso.... Le conseguenze di uno sciopero della fame possono essere terribili per la nostra salute: è stato dimostrato che all'inizio cominciano a danneggiarsi organi importanti come il fegato e i reni, e poi viene colpita la funzionalità cardiaca. Inoltre il cervello comincia ad avere dei problemi dovuti alla scarsa affluenza di sangue.... E poi quando penseresti di iniziare questo sciopero della fame 'selvaggio'? Oggi ti ho visto mangiare le lasagne al forno e la cotoletta con le patatine....".
― Mezzacapa: "Mah.... veramente ho già iniziato lo sciopero stamani: ho deciso di rinunciare all'antipasto, con tutti gli stuzzichini....".
Timoteo Capasecca, amico fraterno dell'avvocato Mezzacapa, compie 50 anni. Durante la festa di compleanno, al momento del brindisi, Mezzacapa si alza in piedi, alza il calice e dedica all'amico un breve discorso.
― Mezzacapa: "Caro Timoteo, oggi compi 50 anni: si tratta di mezzo secolo, se la matematica non mi inganna. Sono commosso.... come passa il tempo, è proprio volato! È incredibile: hai già 50 anni! Caspita, non mi sembra vero.... sembrava ieri che ne avevi 49....".
L'avvocato Teobaldo Mezzacapa racconta alla moglie Addolorata Capatosta di quando, da ragazzo, era un piccolo campione di nuoto.
― Mezzacapa: "Da bambino i miei genitori mi portavano sempre in vacanza al mare, tutti gli anni. Ero felice e mi piaceva tantissimo, stavo in acqua tutto il giorno. Diventai presto un piccolo campione di nuoto e vincevo tutte le gare di velocità con gli amici. Dominavo in tutti gli stili del nuoto, conquistando un sacco di medaglie. Primeggiavo nello stile libero, a rana, delfino, dorso, quaglia. Possedevo delle incredibili doti naturali, e l'acqua era diventata per me il mio nuovo habitat. Poi un giorno improvvisamente, purtroppo, non ho più potuto entrare in acqua e nuotare. È stato terribile!".
― Addolorata: "Mi spiace tanto, caro Teobaldo. Come mai hai dovuto smettere di nuotare così all'improvviso? Hai subìto qualche shock quando eri in acqua? Hai rischiato di annegare? Hai avuto qualche grave problema di salute?".
― Mezzacapa: "No, no.... I miei genitori, da un anno con l'altro, hanno smesso di andare in vacanza al mare. Hanno iniziato a portarmi in montagna....".
Mezzacapa e la moglie Addolorata si apprestano a trascorrere la vigilia del nuovo anno.
― Mezzacapa: "Cara Addolorata, ho preso una decisione: a partire da domani, con il nuovo anno, voglio essere un uomo diverso....".
― Addolorata: "Caro Teobaldo, sono felice che tu abbia dei buoni propositi per l'anno che verrà. Sono contenta che tu voglia diventare un uomo nuovo, diverso e migliore. Cosa intendi fare? Cercherai di essere meno pigro? Farai qualcosa di concreto per l'ambiente, per aiutare il mondo a essere più pulito? Contribuirai anche tu a combattere la fame nel mondo con azioni di aiuto, partecipazione e solidarietà?".
― Mezzacapa: "No, no.... Ma, come ti dicevo, sarò un uomo diverso: sto uscendo proprio ora per andare dal barbiere, a tagliarmi i capelli....".
Il quesito di Mezzacapa: perché essere femministi è un merito, mentre essere maschilisti è un difetto?
L’avv. Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta discutono riguardo al maschilismo, una piaga sociale difficile da estirpare.
― Addolorata: "Caro Teobaldo, mi spiace dirlo, ma tu, in fondo, sei un po’ maschilista….".
― Mezzacapa: "No, no, affatto… Semmai dovreste essere voi donne a diventare tu un po’ maschiliste, visto che siete nate grazie a noi uomini. Siete state create da una nostra costola, come narra la Sacra Bibbia. Io fisicamente avverto proprio la mancanza di una costola. A volte, per via della costola mancante, ho la sensazione di avere come un vuoto nel petto….".
― Addolorata: "Ma non dire cretinate! E poi quella fesseria che racconti sempre riguardo al fatto che saremmo solo noi donne a invecchiare…".
― Mezzacapa: "Beh, questo è verissimo! Il tempo passa inesorabilmente e voi donne purtroppo invecchiate, mentre noi uomini diventiamo più maturi, col tempo acquistiamo in fascino e diventiamo più ‘interessanti’….".
L’avvocato Teobaldo Mezzacapa torna a casa dal lavoro molto nervoso, è su tutte le furie e si sfoga con la moglie Addolorata.
― Mezzacapa: “Cara Addolorata, sono isterico, non riesco a darmi pace: oggi in tribunale ho litigato con il giudice e poi ho perso una causa in modo incredibile. Ho avuto un diverbio con il giudice perché avevo chiesto che l’udienza venisse svolta a porte chiuse, ma lui non me lo ha concesso”.
― Addolorata: “Come mai hai chiesto che l’udienza venisse svolta a porte chiuse?”.
― Mezzacapa: “Perché continuavo a stropicciarmi il naso, sono un po’ raffreddato…. Ma soprattutto sono furioso perché ho perso una causa facilissima che era già vinta in partenza. Ho fatto la figura dell’imbecille e mi sono coperto di ridicolo.... L’avvocato della controparte, Teodoro Capadistruzzo, ha vinto la causa calpestando la giustizia! Ha ‘giocato sporco’ mentendo spudoratamente ed ingannando il giudice. Ma quel maledetto avvocato Capadistruzzo me la pagherà! Oh se me la pagherà! Sono arrabbiato e inviperito: la mia vendetta sarà violenta, tremenda e feroce…. Questa volta non avrò pietà!”.
― Addolorata: “Caro Teobaldo, non te la prendere e piuttosto cerca di calmarti o ti verrà un infarto…. Ora, come pensi di vendicarti dell’avvocato Teodoro Capadistruzzo? Lo denuncerai? Lo querelerai? Lo farai sospendere o radiare dall’Ordine degli avvocati?”.
― Mezzacapa: “No.... Ma sicuramente a Natale non gli manderò più gli auguri!".
L'avv. Mezzacapa si reca in un negozio di fitness e articoli sportivi per comprare una cyclette: il medico gli ha consigliato un po' di attività fisica per mantenersi in forma. Mezzacapa acquista la più bella bici da camera tra quelle in esposizione. Appena tornato a casa, l'avvocato mostra con orgoglio la nuova cyclette alla moglie Addolorata e la prova immediatamente: pedala per oltre mezz'ora. Poi, però, la smonta deluso, la ripone di nuovo nella scatola e la riporta subito al negozio di fitness dove l'aveva appena acquistata. Mezzacapa è molto arrabbiato: stanco e ancora sudato per lo sforzo compiuto per pedalare, si precipita come una furia dal commesso. "Rivoglio indietro i miei soldi! Questa dannata cyclette non funziona: ho pedalato per oltre mezz'ora, ho sudato come un cane, ma la bici non si è mossa di un centimetro....".
Addolorata Capatosta discute con il marito, l'avvocato Teobaldo Mezzacapa, riguardo al significato e all'importanza della festa della donna.
― Addolorata: “Caro Teobaldo, tu di solito sei sempre molto gentile e premuroso nei miei riguardi, come un antico cavaliere, ma lo scorso 8 marzo si celebrava la festa della donna e tu l’hai del tutto ignorata. Mi hai molto deluso. Si tratta di una ricorrenza molto significativa per noi donne, ma te ne sei dimenticato e non mi hai portato neanche un mazzetto di mimose….”.
― Mezzacapa: "L'8 marzo era la festa della donna? Mi spiace, cara Addolorata! Devi scusarmi, ma non lo sapevo. Ero convinto che la festa della donna fosse il 6 gennaio, il giorno dell'Epifania....".
L'avvocato penalista Teobaldo Mezzacapa e la moglie Addolorata Capatosta hanno due nipotini gemelli: un maschietto e una femminuccia. La bimba ha 9 anni e si chiama Grazia, il bimbo ha 11 anni e si chiama Indulto.
Mezzacapa ha anche due nipotine, figlie del fratello Arcibaldo. Le bimbe si chiamano Ilaria e Ilacqua.
L'avv. Teobaldo Mezzacapa ha due cari amici, vecchi colleghi dello studio legale, soci in affari e in disgrazie: si chiamano Domenico e Sabato. Un altro caro amico, Venerdì, è dato per disperso in un'isola lontana.
La moglie dell'avv. Teobaldo Mezzacapa si chiama Addolorata Capatosta. Una volta Addolorata si chiamava Katia: si fece cambiare nome in comune, all'ufficio anagrafe, subito dopo aver conosciuto l'avvocato.
L'avvocato Mezzacapa soffre d'insonnia. Tutte le sere, prima di coricarsi, mette sempre sul comodino 2 bicchieri: uno colmo d'acqua e l'altro vuoto. Così, quando si sveglia di notte, se ha sete beve se no non beve.
L'insegna del bar di fronte al tribunale è bene illuminata: "Caffè con Biliardo". L'avvocato Mezzacapa, attratto dalla specialità, entra, si avvicina al banco e ordina: "Vorrei un caffè con biliardo". Il barista un po' imbarazzato: "Ma... guardi, avvocato, veramente... c'è un equivoco!". "Ah, va bene, metteteci pure quello!".
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